La notte di San Siro ha lasciato all’Inter più dubbi che certezze. Dopo il trionfo contro il Torino, la coppia d’attacco formata da Lautaro Martinez e Marcus Thuram, la tanto celebrata “ThuLa”, non è riuscita a incidere contro l’Udinese di Kosta Runjaic. Nel ko interno, la squadra di Cristian Chivu ha tentato il tutto per tutto nel finale, schierando contemporaneamente i quattro attaccanti a disposizione: Lautaro, Thuram, il giovane Pio Esposito e l’emergente Bonny. Un assalto che, però, non ha trovato sbocchi: i friulani hanno gestito con ordine le fasi decisive, impedendo ai nerazzurri di ribaltare la gara.
Giovani con qualità, ma poco spazio
Il paradosso della serata è stato proprio questo: mentre nel precampionato Esposito e Bonny avevano mostrato lampi di talento e promesso un futuro radioso, contro l’Udinese hanno faticato a ritagliarsi un ruolo. Pochi palloni giocabili, scarsa continuità, zero possibilità di incidere. A metterli in difficoltà non è stata solo la tensione della gara, ma soprattutto una difesa bianconera compatta e aggressiva, capace di neutralizzare non soltanto i ragazzi ma anche i riferimenti più esperti.
Un problema che in casa Inter non è nuovo. Basti pensare al mercato estivo: i dirigenti avevano sondato con decisione la pista Ademola Lookman dall’Atalanta, proprio per allargare il ventaglio di soluzioni offensive. Poi, complici le buone sensazioni regalate in estate da Esposito e Bonny, si è scelto di non affondare il colpo. Una strategia che oggi, a risultato negativo maturato, torna inevitabilmente sotto la lente della critica.
Lautaro e Thuram, serata senza guizzi
Il capitano nerazzurro non ha mai trovato lo specchio della porta, a differenza della sfida contro l’Udinese dello scorso anno quando firmò una doppietta. La frustrazione è esplosa in un cartellino giallo rimediato nel finale. Thuram, dal canto suo, ha mostrato fisicità e impegno, ma senza mai trasformarli in occasioni concrete. La fotografia è quella di un attacco bloccato, incapace di tradurre la mole di gioco in pericoli reali.
La sconfitta contro l’Udinese mette a nudo un limite che rischia di diventare strutturale: il reparto offensivo non basta da solo a risolvere le partite se manca il controllo della manovra. Per Chivu la sfida sarà proprio questa: trovare il giusto equilibrio tra la spinta dei giovani e la leadership dei titolari, senza lasciare che l’assenza di incisività trasformi le ambizioni in rimpianti.