Inter, Capello: “Vedere la squadra di Chivu giocare è uno spettacolo”

Fabio Capello ha commentato il momento della nuova Inter di Cristian Chivu, parlando del suo modello di gioco e sottolineando il lavoro mentale fatto dal tecnico sui giocatori

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Sei vittorie consecutive tra Serie A e Champions League e tanta autostima ritrovata: questo è il bilancio dell’Inter arrivati agli ultimi giorni di ottobre. Il secondo posto in classifica, dopo un un inizio a rilento, ha un grande significato per la squadra di Cristian Chivu che, ad oggi, sembra aver assorbito al meglio tutti i dettami per diventare sempre più dinamici ed imprevedibili.

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A commentare il momento dell’Inter ci ha pensato Fabio Capello, ex tecnico, che ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: “Si adesso possiamo dirlo che questa è l’Inter di Chivu. E vederla è uno spettacolo. È bello vedere i giocatori che si stringono attorno al proprio allenatore come l’altra sera all’Olimpico, perché quello è un abbraccio che fotografa il legame che si è creato, ma è bello anche vedere giocare i nerazzurri, perché tutto ora funziona a meraviglia e la squadra continua a crescere. Di partita in partita, di vittoria in vittoria”.

Poi Capello prosegue: “Questa è l’Inter di Chivu perché adesso tutti i giocatori, da Lautaro a Barella, da Bastoni a Calhanoglu e Dimarco, fino ai giovani esplosivi come Bonny e Pio Esposito, sono perfettamente sintonizzati con Cristian. Lui è entrato nella testa dei giocatori e ha riattaccato la spina, non ha migliorato il livello, perché quello era già altissimo e il valore dei nerazzurri non si discute, ma ha migliorato l’autostima, questo sì ed è un merito enorme“.

Inter, Capello: “Chivu ha un motivo in più per essere orgoglioso”

Capello conclude il suo discorso commentando il nuovo modello di gioco proposto dall’Inter:Oltre allo spirito e alle risorse della rosa, poi, c’è il gioco, e anche in questo senso Chivu ha un motivo in più per sentirsi orgoglioso. Perché l’Inter pensa in verticale, pressa sempre in avanti e ha finalmente ridotto al minimo l’ossessione per la costruzione dal basso fine a sé stessa.”

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