Inter, Pio Esposito si racconta: “Dalla famiglia al sogno nerazzurro. Ora punto alla maglia azzurra”

L’attaccante campano, cresciuto nelle giovanili dell’Inter e reduce da due anni di esperienza allo Spezia, ha ripercorso la sua storia a Dazn. Tra emozioni, sacrifici e obiettivi futuri.

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Pio Esposito ha parlato a Dazn della sua esperienza da calciatore e del suo percorso umano e professionale. Nato a Castellammare di Stabia, ha raccontato il forte legame con le proprie radici: «Ci ho vissuto fino a sei anni, poi ci siamo trasferiti a Brescia per inseguire il sogno del calcio. Ogni volta che posso torno dalla mia famiglia, per non dimenticare le mie origini».

Il trasferimento e il rapporto con i fratelli

La passione trasmessa dal padre ha guidato i tre fratelli Esposito. «Da piccoli pensavamo solo al pallone. Ho un bellissimo rapporto con entrambi, con Salvatore qualche discussione in più perché siamo stati compagni di squadra allo Spezia. Con Seba invece parliamo sempre delle nostre stagioni, ci spingiamo a dare il massimo».

L’arrivo all’Inter e i valori trasmessi

A nove anni il grande passo: l’ingresso nelle giovanili dell’Inter. «Il mio primo allenatore, Davide Aggio, ci trasmise subito cosa significa vestire questa maglia: sei nell’élite, serve una mentalità vincente». Un percorso che lo ha portato a crescere fino alla Primavera di Chivu, con un episodio rimasto impresso: «Dopo sei mesi complicati mi diede la fascia da capitano. Segnai una tripletta a Cagliari e da lì non me la tolse più. Una responsabilità che mi ha fatto maturare».

La crescita allo Spezia e i primi riconoscimenti

L’esperienza in Liguria è stata decisiva: «I due anni a La Spezia mi hanno dato tanto: l’esordio, il primo gol tra i professionisti, il premio come miglior giovane al Gran Galà del calcio. Ringrazio mister D’Angelo e i compagni, mi hanno fatto sentire a casa».

Simboli, esultanze ed emozioni

Tra i ricordi più particolari c’è l’esultanza del “braccio di ferro”, nata in palestra con l’ex compagno Petko Hristov: «Ci allenavamo insieme ogni giorno, la prima volta la feci in Spezia-Venezia e da allora non l’ho più abbandonata». Emozioni fortissime anche con la maglia nerazzurra: «Il gol al River Plate, premiato come Mvp, è stato incredibile. Nella mia esultanza si vede quanto fossi spaesato per la gioia».

Il numero 94 e il sogno azzurro

La scelta del numero di maglia non è casuale: «Il 94 è dedicato al mio rione di Castellammare, il Ciceron 94, il campetto dove tutto è iniziato». Infine, lo sguardo al futuro: «Il sogno di ogni bambino è la maglia della Nazionale. Per me è un obiettivo concreto, che voglio realizzare».

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