Da troppo tempo la porta dell’Inter non parla italiano. Bisogna tornare ai giorni in cui Francesco Toldo lasciò il posto a Julio Cesar per ritrovare un estremo difensore azzurro a difesa di San Siro. Poi una sequenza di nomi stranieri – Handanovic, Onana, Sommer – ha accompagnato l’ultimo ventennio nerazzurro.
Ecco perché la pista Guglielmo Vicario, oggi al Tottenham e vice Donnarumma in Nazionale, torna a sedurre il club. Profilo perfetto per colmare il vuoto tracciato dai grandi italiani del passato: da Sarti a Bordon, da Zenga a Pagliuca. Il segnale giusto potrebbe arrivare da un incastro internazionale: l’arrivo di Emiliano Martínez agli Spurs, un domino che libererebbe la porta e riaprirebbe la strada verso Milano.
La dinamica Vicario–Inter e l’incastro Martínez–Tottenham
A Londra la situazione è tesa. Il Tottenham staziona nella metà bassa della Premier e ogni errore pesa. Le parate contro il Newcastle hanno dato ossigeno a Vicario, ma le critiche post-Fulham hanno lasciato strascichi pesanti. Il portiere friulano avrebbe già manifestato al proprio entourage l’idea di tornare in Italia, stanco di un contesto instabile.

Non è un caso che gli Spurs stiano valutando un cambio tra i pali. Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, il preferito sarebbe Dibu Martínez, oggi all’Aston Villa. Dopo essere stato vicino al Manchester United la scorsa estate, l’argentino è tornato nel mirino del Tottenham. A 33 anni potrebbe accettare la sfida, occupando proprio la casella destinata a liberarsi. Se l’argentino si muove, l’effetto domino è automatico: Vicario diventa il primo nome per la porta dell’Inter.
Vicario e l’Inter, un obiettivo mai davvero sfumato
La verità è che l’Inter non ha mai smesso di pensare a Vicario. L’estate 2023 doveva essere la sua: accordo con l’Empoli fissato a 12 milioni, operazione impostata, tutto pronto. Poi la cessione di Onana si trascinò, aprendo uno spiraglio agli Spurs. E da Londra arrivò la mossa decisiva: intervento netto, rilancio forte e trattativa che in poche ore virò definitivamente oltremanica.
Oggi però lo scenario è cambiato. Con Sommer ormai a fine ciclo, il cerchio attorno al nuovo portiere si stringe. E il nome di Vicario riemerge naturale, quasi fosse un destino soltanto rimandato. L’unico vero ostacolo si chiama Oaktree, orientato su profili giovani e rivendibili. Il portiere rientra solo in parte in questo identikit, ma garantisce qualcosa che oggi pesa di più: esperienza, immediatezza. E soprattutto un valore simbolico enorme: riportare un portiere italiano al centro del progetto nerazzurro.
